martedì 3 maggio 2011

Lo stile 'early geometrical' (3)

1. Gruppo I. L'ultimo quarto del secolo XI
(Garrison, Studies 1, pp. 46-50) 

La Bibbia Atlantica di S. Daniele, in due volumi, aniconica, è un valido punto di partenza poiché contiene elementi utili a circoscrivere luogo e data di produzione: si tratta del convento di S. Ponziano a Spoleto e delle sue immediate vicinanze dove fu esemplata nel 1080 o pochi anni più tardi.
La scrittura è una carolina che presenta un impiego scarso della s tonda in fine di riga e che mostra una certa irregolarità tipica dei prodotti romani di fine secolo. Le m e le n sono eccessivamente inclinate, ma le lettere sono più romboidali e meno tonde rispetto alle scritture romane, e si avvicina al tipo di Farfa. Altri segni di arcaicità sono l'arancio pallido usato nei titoli, che successivamente diventa rosso mattone, e le pagine incipitarie senza cornice.
Il manoscritto contiene solo iniziali geometriche, in gran parte grandi e grossolane, anche se alcune di esse mostrano una notevole regolarità nella struttura, spia di una produzione non romana; sono abbastanza frequenti le terminazioni a foglie o a ciuffo. La F iniziale del primo libro dei Re ha una forma particolare che è condivisa da altri codici della prima ora: è capitale ma con la parte superiore ricurva, come una f minuscola. La F del secondo libro dei Maccabei costituisce una fase di transizione dallo stile ottoniano del sec. XI e costituisce una conferma di arcaicità. La barra superiore è vuota ma la traversa è a barra piena, composta da due filetti contigui, uno giallo e uno verde, mentre un motivo a vite di stile ottoniano, in riserva contro uno sfondo colorato, riempie gli interstizi e corre introno e sopra la traversa superiore in puro stile ottoniano. I colori dominanti, verde e arancio, sono arcaici, anche se nel II volume si nota un impiego più frequente del blu chiaro. I colori della F a barra piena dei Maccabei, giallo e verde, sono un altro indice di arcaicità, poiché successivamente i filetti sono giallo e rosso per le iniziali a barra piena.
La F di Frater Ambrosius e la I di In principio richiedono un esame speciale. Nella F l'asta non è divisa in comparti, la rosetta geometrica in alto, le traverse a doppio filetto. La I presenta un uso particolare del motivo a foglia a ventaglio, poste in due strisce separate da un motivo a rotolo. In entrambe le lettere la base è un rigido disegno quasi simmetrico. Tutti questi caratteri appaiono ancora nel gruppo più antico.
Anche le Tavole dei Canoni sono tipiche del gruppo: le colonne e gli archi pesanti, con fogliame grezzo al termine delle aste e con i pennacchi lasciati bianchi. Gli intrecci alla sommità dell'asta di F e I hanno piccole foglie rampicanti ottoniane, che poi spariscono; le prime parole del testo sono in capitali rosse a fianco dell'iniziale con poche abbreviazione compendi; successivamente le abbreviazioni si moltiplicano e le lettere sono di modulo ridotto e sono poste negli interstizi o addossate alle aste di quelle più grandi.
Molto vicina alla Bibbia di S. Daniele è la Bibbia aniconica di Ginevra, che potrebbe essere anteriore di qualche anno, ma è stata prodotta nella stessa regione, cosa che può essere dedotta dalla scrittura e dalle iniziali, anche se mostrano divergenze sufficienti a suggerire che non si tratta dello stesso centro scrittorio.
Nella F del Prologo si noti la somiglianza con il riempimento delle aste con la Bibbia di S. Daniele, e nella I della Genesi la quasi identità, come del resto i motivi base e le foglie rampicanti ottoniane negli intrecci terminali. Simili sono anche l'arancio pallido del minio, la pagina incipitaria senza cornice e il disegno delle Tavole dei Canoni. Gran parte delle iniziali sono similmente grandi e tracciate grossolanamente, e un blu chiaro molto simile è comune ad entrambe, anche se nella Bibbia di Ginevra le iniziali sono più regolari e più accuratamente eseguite.
A distinguere il miniatore di questa Bibbia sono le sezioni della I non divisa in scomparti, ricavate dal continuo cambiamento di colore nel disegno di riempimento - un espediente che riappare di quando in quando in altri manoscritti - l'uso libero del verde oliva, la combinazione di grigio chiaro e rosso scuro nelle terminazioni delle foglie, per esempio nella I iniziale di Ruth e nella F del IV libro dei Re, da cui emerge l'0inconfondibile influenza francese, e l'uso di tre disegni aggiuntivi come riempimento delle aste: una chiave greca, la palmetta di raffinata fattura e uno zig zag riempito con motivi a foglia.
Approssimativamente contemporanea a queste Bibbie è un'altra Bibbia in due volumi, aniconica: Admont, codd. C e D, attribuibile agli anni precedenti il 1088. Fu pubblicata da Buberl nel 1911, che la descrisse nel dettaglio e riprodusse l'iniziale H; da quanto si evince dalla pubblicazione, può essere assimilata al gruppo I; probabilmente umbro-romana, ci si limiterà qui a considerarla dell'Italia centrale, non avendo potuto esaminare di persona il codice.
I frammenti della Bibbia Palatina (Pal. lat. 3/4/5) sono databili tra il 1080 e il 1090. La scrittura e le caratteristiche sono simili a quelle delle Bibbie di S. Daniele e di Ginevra, quindi proviene dalla stessa regione. Riveste un interesse particolare perché è senza dubbio il più antico manoscritto tra quelli qui esaminati che contiene illustrazioni, la cui grossolanità è un chiaro indizio di arcaicità.
La Bibbia Palatina mostra mani di diversi copisti, alcuni dei quali adoperano una scrittura estremamente irregolare, mentre altri hanno grafie regolari come quelle già rilevate in altre Bibbie. La stretta relazione tra questa Bibbia e le altre del gruppo risiede in alcuni dettagli: le iniziali sono in gran parte grossolane e disegnate senza cura, con predominanza di colori scuri e pesanti e con l'impiego di terminazioni a foglie dal disegno inaccurato, come quelle che riempiono le aste. Sia nella F del Prologo che nella I della Genesi le strisce di motivi a foglia a ventaglio con un rotolo in mezzo sono identiche a quelle riscontrate qua e là nelle altre Bibbie, e il motivo alla base della I è quasi identico (quello alla base della F è stato rifilato).Da notare, inoltre, le foglie di rampicanti ottoniane all'estremità superiore della I. Le prime parole del testo, in capitali poste a lato dell'iniziale, sono simili nella disposizione e nella povertà di abbreviazioni, anche se in In principio si osservano alcuni compendi. Altri punti di contatto sono l'uso del minio arancio chiaro nei titoli, e la pagina incipitaria senza cornice.
Le Tavole dei Canoni sono andate perdute. Ci sono due illustrazioni a piena pagina, una della Creazione all'inizio della Genesi (Pal. lat. 3, f. 5) e una del Redentore in trono con i simboli degli evangelisti all'inizio dei Vangeli (Pal. lat. 5, f. 48v), entrambe con cornici rettangolari che riporta lo stesso motivo decorativo delle iniziali. Compaiono il motivo a foglia a ventaglio e gli intrecci, entrambi riscontrati nelle altre due Bibbie, la chiave greca e le palmette della Bibbia di Ginevra: ma qui il tutto si presenta in una versione estremamente povera.
A questo punto è interessante notare che mentre gli altri manoscritti esaminati mostrano innovazioni nelle iniziali, innovazioni che saranno qui interpretate come prova presunta di una datazione più tarda, due di esse ripetono quasi identiche, anche se in una versione derivata, la F e la I dei manoscritti precedenti. In una Bibbia toscana assegnata per vari motivi all'inizio del secolo XII (Firenze, Laurenziana Fesul. 4), entrambe le iniziali sono riprese da esempi umbro-romani, mentre in una Bibbia umbro-romana di poco posteriore (Perugia, Bibl. Com. I 59), databile tra il 1125 e il 1140, sono molto regolari e di notevole elaborazione.

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